Più rimaniamo delusi, più diventiamo diffidenti. Nella consulenza pre-trattamento, Fabrizio era molto
diffidente, forse troppo. Le sue domande mostravano tutta la sua sofferenza, la debolezza, ed al tempo
stesso si trasformavano in un grido d’aiuto disperato, di chi sa di trovarsi ad un passo da una possibile
salvezza. Inizia così la storia di Fabrizio, un ragazzo sottoposto ad autotrapianto attraverso tecnica strip, per
una alopecia del quarto grado della scala di Hamilton. Purtroppo c’è da dire che interventi di autotrapianto
mal condotti, portano spesso alla totale insoddisfazione di chi si sottopone. Se prima il problema di Fabrizio
era unicamente quello di non avere una fluente chioma, ora il suo problema è triplicato! I problemi ora
sono tre: La stessa calvizie di prima, o quasi; Una cicatrice nucale di circa 27 cm (Fig.1), da orecchio ad
orecchio; Tanti soldini in meno nel portafogli! Tutto questo si traduce in un profondo stato di
insoddisfazione che poi sfocia nei più svariati tentativi di fuga e di occultamento della propria realtà. Per
nascondere quel curioso taglio, motivo di mille invadenti domande da parte della società, Fabrizio cercava o
inventava sistemi a volte bizzarri… tipo quello di prendere in prestito la matita da trucco nera della moglie,
e coprire tutta la superficie cicatriziale con “20 minuti” di puntini. Sistema ottimo per ingannare molte
persone, ma aimè effimero e poco pratico. Polverine colorate, cappellini e tagli di capelli improbabili non
hanno aiutato Fabrizio a risolvere quel fastidioso problema estetico. Dopo la consulenza seguì la
prenotazione del trattamento. Dividemmo questo percorso in due sedute, distanziate da circa 50 giorni
l’una dall’altra, ma lo informai da subito che sarebbero potute servire anche altre sedute di
perfezionamento. Scegliemmo di eseguire il lavoro di copertura della cicatrice con preparazioni coloranti
bioriassorbibili. Ciò significa che il lavoro sarebbe dovuto essere rinforzato più o meno una volta l’anno,
mese più mese meno. Arrivò il giorno dell’appuntamento, Fabrizio era nervosissimo. Gli chiesi di
presentarsi alla seduta con i capelli rasati con la macchinetta, a circa un millimetro, questo mise ancora di
più in evidenza il chiaro segno del bisturi. Ci sono delle cicatrici che si presentano dello stesso colore del
cuoio capelluto, altre invece sono più chiare, perlacee. Questo perché il melanocita, danneggiato dall’esito
cicatriziale, in quella zona non può più produrre melanina. Quest’ultime richiedono un procedimento più
lungo. La scar di Fabrizio era esattamente del secondo tipo. Iniziai con la decisione della preparazione
colorante, scegliendo una tonalità di castano molto freddo. Nella Tricopigmentazione esistono dei colori
specifici, differenti da quelli utilizzati nel trucco permanente. Subito dopo continuai con la copertura di
tutta la superficie con una tecnica denominata Bounce. Il risultato di questa prima fase è quello di un
effetto rasato, in altre parole con un ago specifico e con dei precisi parametri è possibile produrre dei
micro-puntini che espandendosi a distanza di qualche settimana, andranno a mimetizzare quel dannato
“sorriso” dietro la testa. In seguito passai alla ripigmentazione del tessuto rimasto chiaro, tra un puntino ed
un altro, con una tonalità color pelle(Fig.2). Durante il lavoro chiedevo spesso a Fabrizio se sentisse dolore,
ma la risposta fù sempre negativa. Alla fine, dopo circa un ora ed un quarto di lavoro, la cicatrice si
presentava leggermente infiammata, il puntino più piccolo di quanto sarebbe dovuto essere, il color carne
molto più aranciato, ma nonostante tutto il risultato ottenuto riusciva, anche in quelle condizioni, ad
occultare l’inestetismo iniziale (Fig.3). Ci salutammo dopo aver preso l’appuntamento per la seconda
seduta a distanza di circa due mesi. Durante il periodo di assestamento del lavoro, Fabrizio mi inviò delle
mail con domande riferite al post-trattamento. Nonostante io l’abbia informato molto chiaramente di quale
sarebbe stato l’esito della prima seduta, lui si preoccupò eccessivamente del notevole schiarimento della
sua copertura nei giorni successivi al primo incontro. Probabilmente la sua tensione nasceva dalla paura di
aver esultato vittoria troppo presto! Infatti dopo qualche giorno dal trattamento, la copertura appare
perfetta, ma questa perfezione scompare quando il pigmento comincia a cicatrizzare, e la rigenerazione
dello strato epidermico crea una pellicola grigiastra che opacizza e schiarisce notevolmente il colore
immesso. Delusione già vissuta peraltro, quando dopo l’autotrapianto vide lentamente cadere
innumerevoli follicoli autotrapiantati, fenomeno che trasformò già una volta la sua felicità iniziale in un
senso di fallimento insopportabile. Arrivò il tanto sospirato giorno della seconda seduta, e come mi
aspettavo il lavoro era da rinforzare. Questa strategia permette una sicurezza maggiore della riuscita del
trattamento, infatti aggiungere colore è sempre possibile, toglierlo no! Il rischio di sovra-dosaggi di quantità
e di tonalità di colore è troppo elevato. Analizzata la tinta sotto cute, modificai il pigmento impiegato allo
scopo di far somigliare ancora di più il risultato futuro, ai capelli circostanti. Il secondo incontro durò poco
più di trenta minuti, ed il risultato finale era sicuramente meno appariscente della prima seduta (Fig.4). Nei
giorni successivi la perdita di colore fù molto inferiore alla precedente e dopo circa 3 mesi Fabrizio mi inviò
una mail di ringraziamento e di soddisfazione sincera, chiedendomi già di fissare l’appuntamento per il
rinforzo a distanza di 10/12 mesi dalla seconda seduta.
Comments ( 6 )
Bravo. Gli inestetismi creano complessi e risolverli migliora la qualita’ della vita. Non sapevo che le cicatrici si possono coprire con i tauaggi , e ‘ stata una bella scoperta. Cordiali saluti.Paola Greco tel.067850183
Grazie Paola, grazie per l’attenzione!
Caro Ennio, ogni volta che leggo un tuo articolo rimango commossa davanti a tanta professionalità e conoscenza , mi rendo conto che trasmettere al proprio cliente la fiducia verso di noi e far si che questo si affidi totalmente non è così semplice, ma ancor più importante è creare tra l’operatore e il cliente quel rapporto di feeling e di estrema lealtà che solo durante una consulenza completamente gratuita, si può ottenere mostrando anche la parte negativa di un trattamento così importante non solo a livello estetico ma sopratutto a livello psicologico.. Sono una come tu sai! e non pratico la trigopigmentazione ma leggere questo articolo mi mette sempre più in evidenza quanto sia importante la consulenza pre- trattamento. Un abbraccio e un saluto dalla tua amica ….. Serena
Grazie Serena…….
Molto interessante! Il lavoro svolto con la conoscenza estrema. Congratulazioni per mettere l’anima in quello che fai!
Henrique Coura
Brasile
Grazie Henrique!