Vitiligine, dermopigmentazione… ed i capezzoli blu!

Questa che sto per raccontarti, è una storia vera, appassionante e che ha reso il mio lavoro più una sfida con me stesso che una certezza da ostentare ed esibire nell’immediato. Questo lavoro è stato eseguito nel 2006.  Ho conosciuto Alex circa 7 anni fa, aveva ventotto o al massimo trent’anni, ed una fragilità senza tempo. Vittima di vitiligine che raramente colpisce i capezzoli, Alex vedeva ormai, senza più occhi aperti, le areole del suo petto completamente bianche, i capezzoli no.

vitiligine capezzoli     5a

Facile è comprendere i disagi di questa condizione, complesso fu per me arrivare ad una soluzione. Alex non viveva più, era fortemente condizionato e

stava lentamente annullando la sua vita intima e privata (i rapporti con l’altro sesso, sin dal più distante approccio, sempre più inibiti e “bui”), la vita sociale pressoché scomparsa (Alex era un lupo di mare, vive ad Otranto ed il mare stava diventando un ricordo sempre più sbiadito e confuso, la piscina, un nemico da cui stare alla larga etc…).  Iniziava, quindi, a rifiutare se stesso, ma non a tal punto da non provare il tutto per tutto … inizia così una forsennata ricerca verso la “cura giusta”, si sottopone a diversi cicli di laser, cure cortisoniche, abrasioni, occupa davvero tanti studi dermatologici, ma senza alcun risultato né con la medicina tradizionale, né con la chirurgia più all’avanguardia e neppure con la farmacologia. Nella sua affannosa ricerca, scova il mio nome tra tanti legato alla dermopigmentazione e ci incontriamo. Il problema di Alex mi lasciò molto, molto scettico: le sue aspettative erano altissime, ed io sapevo benissimo che patologia meschina può essere la vitiligine e, avere la coscienza di poter fallire su una persona fragile come lui, proprio non mi piaceva. Alex è venuto da me in compagnia della madre e, forse, furono proprio i suoi occhi stanchi, lucidi e carichi di emozione a non farmi pensare, per un attimo, al possibile insuccesso che avrei potuto riscuotere su questo ragazzo ben sapendo che le più strane ed incontrollabili reazioni possono scaturire proprio dalle dermopigmentazioni sulla vitiligine.

TU SAPEVI CHE LA VITILIGINE PUO’ FAR VIRARE UN COLORE DA DERMOPIGMENTAZIONE???

Ad ogni modo, un po’ per tutelarmi, ma anche per l’esperienza che è il principale bagaglio di tutti noi operatori, metto le mani avanti ben consapevole che non sarei riuscito ad ottenere un buon risultato né tanto meno definitivo, ma che tutt’ al più avrei tentato di avvicinarmi, quanto più verosimilmente, ad un colore standard di areola, non avendo io un reale riferimento.

Dall’altra parte avevo di fronte una madre ed un figlio che vivevano questa patologia, solo apparentemente di tipo estetico, come un dramma dai contorni molto dolorosi per cui, come è deducibile, non avevano alcun timore di rischiare, di non risolvere né tanto meno di peggiorare una situazione che per loro già era al limite della sopportazione. Forse altri operatori si sarebbero fatti molti meno scrupoli di quelli che mi feci io, ma gli occhi sgomenti di quella madre in qualche modo mi spinsero a sperimentare e ad alimentare quella necessità che spesso le grandi sfide ci procurano. Prospettai loro comunque la peggiore delle situazioni: ci sarebbero volute tante sedute, ma la distanza non fu affatto un deterrente, ribadii il possibile insuccesso, ma loro si affidarono ancor più completamente a me … insomma questi aspetti di certo complicarono ancor di più il tutto.

Iniziai con un primo test effettuato su appena un campione di pochissimi millimetri di cute utilizzando un colore bioriassorbibile che, solo dopo un mese trascorso, andò via del tutto. Semplice capire il mio rammarico seppur annunciato, ma fu solo la forte ostinazione di Alex e di sua madre a farmi decidere di proseguire utilizzando, per il secondo test, dei pigmenti definitivi che meglio avrebbero potuto attecchire dato che contengono delle resine acriliche. Passa sempre più o meno un mese, ricevo una squillante telefonata di Alex nella quale mi dice che il colore aveva fatto presa alla perfezione e che era venuto un ottimo lavoro tanto che immediatamente prendiamo un appuntamento per la prima vera e propria seduta di trattamento, ma come spesso accade a cantar vittoria con grande entusiasmo e anzi tempo, di lì a poco, il colore sbiadisce quasi del tutto. Anche questa volta Alex non mi diede né modo né maniera di lasciar perdere e così utilizzai, quasi stizzito, un marrone molto scuro, sempre di tipo definitivo. Ottenni un areola di un marrone davvero torbido, ma tranquillizzai Alex con la certezza che sarebbe a breve schiarita. Dopo appena un mese l’ areola era completamente diventata blu,  blu elettrico, stabile e saturo.

   

A quel punto ero davvero di fronte ad un bivio, sia come uomo che come professionista: o mi affidavo ad un medico di fiducia per far rimuovere il tutto con un importante e prolungato ciclo di laser, oppure, e questa era la soluzione che maggiormente martellava la mia mente e quella per cui optai, perseverare con la dermopigmentazione; in virtù di questa scelta, mi misi a ristudiare come un pazzo la teoria del colore  cercando la soluzione a tutto questo susseguirsi di stranezze ed imprevisti, pur sapendo che ancora una volta il colore poteva non attecchire. Ci incontrammo per la quarta seduta e la mia proposta consisteva in una miscela definitiva composta da pigmenti color arancio tagliati con del bianco che rese il composto molto brillante. In quella fase ero alquanto consapevole che era l’ultima prova che potevo fare e quindi era davvero la chance definitiva sia con me stesso e soprattutto per il tentativo di alleggerire il dolore di Alex e di sua madre. Si verificò proprio ai miei occhi una gran verità: con la perseveranza spesso i risultati tanto agognati si ottengono: dopo un mese da quel trattamento, le areole di Alex erano perfette, erano come prima della patologia ed io, letteralmente basito e sgomento,  gli suggerisco di andare cauti nell’esultare e di aspettare un altro mese ancora, ma il colore era assolutamente stabile, come i battiti del mio cuore ed anche quelli di Alex e di sua madre.

   

Ecco, sono queste sfide che ti riempiono il cuore e non le tasche di orgoglio verso il proprio lavoro e la forza di continuare ad investire nella ricerca nel proprio campo d’azione: avere la possibilità di ristabilire un equilibrio ormai perso di una persona, una famiglia, un ragazzo e di sua madre in questa storia … beh credetemi, come volgarmente si dice, non ha prezzo ….

Il perché si accettano questi lavori non saprei dire con certezza: per pazzia? per soldi? per un gesto di altruismo? Forse per tutte queste ragioni e per molte altre ancora. Ma se mi chiedeste un consiglio su come gestire una situazione simile a questa storia che vi ho appena raccontato e se decidere di accettare il lavoro oppure no … vi direi molto onestamente che non lo so. Vi direi che in linea di massima dovreste lasciar perdere, ma non ci credo fino in fondo …

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Ennio ORSINI

Comments ( 4 )

  • Giuseppina

    Ennio ..sei un grande!!!!! l’ho sempre detto!!

  • Ciao Ennio, ti seguo da molto tempo, e non c’è alcun dubbio sulla tua professionalitá e competenza nel settore della dermopigmentazione. Trovo i tuoi articoli interessanti e molto sentiti moralmente , questo mi entusiasma nel leggeri dando mi un’impronta della tua spiccata e sensibile personalitá fondamentale per la tua professione, ma ancor più al tuo livello.

    • Ciao Francesco! Che dire… grazie…. grazie ed ancora grazie! Sei molto caro a dirmelo! Allora keep in touch!!!

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