Alopecia: Un sogno virtuale che diventa realtà

Spesso viene chiamato tatuaggio medico, tatuaggio correttivo o tatuaggio cromatico. Personalmente uso identificare questa disciplina con il nome generico di: Tricopigmentazione®, termine da me coniato.

I tatuaggi estetici vengono impiegati per perfezionare esteticamente interventi di chirurgia plastica, tipo areola mammaria, lifting viso, labbro leporino, ustioni deturpanti, esiti cicatriziali anomali, e per questo a volte vengono praticati anche da medici. Mentre la Tricopigmentazione viene impiegata per ovviare ad inestetismi come l’alopecia, vitiligine, e situazioni in cui nessuna altra tecnica può essere d’aiuto. In realtà una buona percentuale di tatuaggi estetici possono essere tranquillamente definiti “sperimentali” perché succede che vengano impiegati in situazioni quantomeno singolari. Solo qualche mese fa mi è capitato di tatuare un unghia su un dito del piede, a causa di una malformazione congenita! Per quanto detto, nasce l’esigenza di far capire al nostro cliente quale sarà l’effetto finale del nostro intervento. In questo caso è, secondo me, necessario saper utilizzare un programma di fotoritocco. Programmi di questo genere, uniti ad un’ opportuna formazione, costituiscono un solido supporto sia per l’operatore che per il cliente.

Mario è un ragazzo che da tempo è alle prese con una alopecia totale. Decise quindi di sopperire alla mancanza di capelli con un tatuaggio sulla cute che simulasse un “effetto rasato”. Purtroppo per lui, e come spesso accade, incontrò un operatrice che, con scarse conoscenze tecniche, si imbarcò in un lavoro più grande di lei. Quest’ultima pensò bene di impiegare un nero da tatuaggio artistico, peraltro di scarsissima qualità! In più, unita a questa scelta, decise di realizzare il tatuaggio con una tecnica “tribale”, ossia delimitando i bordi dell’attaccatura con una sorta di outline, per poi campire il suo contenuto. Per concludere la storia, l’esperienza si concluse solo quando Mario fermò i lavori nel bel mezzo di una seduta, quando si accorse che stava diventando un “omino delle LEGO”!

Disperato ma non arreso decise di interpellarmi. Ovviamente poco potevo fare con quei presupposti, e così iniziai la mia opera di bonifica chiamando un mio amico medico, che a suon di laser frastagliò e schiarì le ampie macchie ormai divenute verdastre. In figura 1 c’è Mario a trattamento laser già iniziato. Mentre nella figura 2 si può notare, oltre che l’ottimo risultato del laser Q-switch all’alexandrite, anche il mio punto di partenza. Con tanta buona volontà, e con opportune valutazioni, ho iniziato queste 9 ore di lavoro divise in tre sedute. La cosa più complicata in realtà non fù la “manodopera”, quanto la scelta del colore, che ho deciso dopo un paio di test preliminari fatti su un centimetro quadro di cute. Per quanto riguarda la tecnica impiegata avevo un grosso dubbio: quale pulsazione utilizzare? La cute era molto provata dalle sedute di laser, quindi il rischio era di iperpimgmentare creando dei mega dots. Alla fine optai per una pulsazione bassissima e per un l’utilizzo di appositi aghi creati appositamente per questo scopo, infatti feci realizzari degli aghi con una punta molto corta ed ottusa (mini taper).

La caratteristica risposta della cute ad una dermopigmentazione è quella di far espandere il colore spinto sotto pelle, quindi il lavoro, subito dopo l’esecuzione, deve risultare molto leggero ed i “capelli artificiali” (puntini) devono non essere troppo attaccati l’uno all’altro, così facendo si eviterà che l’espansione del singolo punto vada a toccare quelli vicini, producendo delle pericolose macchie.

Dopo le prime due sedute Mario mi inviò questa mail:

“Ciao Ennio!

memorie della sera prima del lettuccio! Prima di una nuova faticosa giornata a scuola! Credo di sentirmi contento per come il tatuaggio sta venendo nonostante le paure e i dubbi che credo siano leciti dopo le esperienze passate… Mi dà fiducia la tua sicurezza e anche il risultato finora raggiunto… anche se sento che sta per arrivare la parte maggiormente difficile, l’attaccatura… …sarà la vanità ..il senso dell’estetica ma pensare di arrivare ad avere una testa “normale” mi rende contento (come ben sai) e mi fa già sperare di vivere la mia prima estate alla grande…in mare, in barca, ovunque! E anche di “tirarmela”!! Se diventerò un “patanone”! Poco però! …ho appena rivisto l’immagine al computer che mi hai mandato e credo che dal vivo stia uscendo molto bene.. Dunque..a parte mia madre…nessuno mi ha detto che sembra una macchia.. anzi mi hanno detto che anche da vicino è impercettibile e che le supposte linee di dietro non sono così marcate e che danno l’idea di rasato con precisione…”

La simulazione di Mario con i “capelli”, fatta al PC (fig. 3), penso sia stata determinante per dare inizio ai lavori. Da questo si può dedurre come una buona conoscenza informatica possa fare la differenza tra gli operatori dell’estetica!

Nella figura 4 la conclusione del lavoro.

In questa, come in molte altre professioni, lo studio è oneroso ma indispensabile, e se pensate a quanto costosa sia la formazione, aspettate, e vedrete quanto vi costerà la vostra ignoranza!

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Ennio ORSINI

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