Fermo restando che per eseguire Tricopigmentazione bisogna rivolgersi ad un operatore che abbia seguito un corso specifico di Tricopigmentazione. (E ricordo che la parola Tricopigmentazione è stata INVENTATA dal sottoscritto ed identifica un metodo ben preciso. Quindi occhio a non farvi ingannare da finti “Tricopigmentisti”, gli operatori autentici sono presenti sul sito ufficiale www.tricopigmentazione.it) .
Può succedere che il cliente possa ritrovarsi con dei “puntini” che diventano dei “puntoni”. Di chi è la colpa???
Se l’operatore ha utilizzato i giusti pigmenti, la giusta attrezzatura, gli aghi specifici per lavorare sul cuoio capelluto, ha utilizzato la pulsazione di lavoro corretta, l’inclinazione adatta, la pressione e la manualità necessaria, ma soprattutto ha delle idonee competenze, il rischio che questo accada è piccolissimo! Forse trascurabile, ma non del tutto assente!
Infatti una volta concluso il primo trattamento il cliente deve scrupolosamente attenersi alle indicazioni che l’operatore fornisce a fine trattamento. Ma soprattutto tornare nelle sedute successive per eventualmente ovviare a degli inconvenienti che potrebbero sopraggiungere. Questa è una condizione NECESSARIA!
Il neo-tricopigmentato potrebbe interferire con l’assestamento del colore attraverso una serie di azioni inadatte, causando una migrazione del colore ed il viraggio dello stesso nel blu o verde! Quindi occhio ad ascoltare attentamente le indicazioni ricevute a fine trattamento. Di seguito elenco le 2 cose da NON FARE ASSOLUTAMENTE perchè rischiosissime:
- Non esporsi assolutamente al sole, lampade, saune, bagni/docce bollenti o a tutto ciò che potrebbe far alzare la temperatura corporea
- Non applicare sostanze alcoliche, lozioni per capelli o peggio ancora esfolianti chimici (Tipo: acido glicolico, acido mandelico, acido piruvico, acido salicilico, acido tricloroacetico, fenolo, resorcinolo)
- Non provare ASSOLUTAMENTE a rimuovere il pigmento impiantato, con sistemi differenti da laserterapia.
In tutti e due i casi, la zona trattata con tricopigmentazione andrebbe incontro ad irritazioni con conseguente migrazione di leucociti attorno al deposito puntiforme di pigmento. Ciò può causare un allargamento dei bordi del puntino con conseguente perdita di definizione (Migrazione del pigmento). Il fenomeno quindi è riconducibile ad una fagocitosi aggiuntiva indotta dalle condizioni infiammatorie sopra elencate. Inoltre, con riferimento al punto numero 3, va detto che tentativi di rimozione del pigmento attraverso ulteriori dermopigmentazioni, può causare un ulteriore allargamento del puntino! A tal proposito spesso sento parlare di “tecniche miracolose” attraverso le quali si potrebbe rimuovere una dermopigmentazione (tricopigmentazione). Tali tecniche consisterebbero nel trattare la zona da “cancellare” con sostanze tipo: latte di capra, acqua ossigenata, cido ialuronico, e tante altre sostanze che normalmente sono impiegate per tutt’altri scopi. Per esperienza, io consiglierei di diffidare da questi metodi non convenzionali (alternativi), perchè nella maggior parte dei casi si ottieni l’effetto opposto, ossia un danneggiamento dei tessuti ed un ulteriore allargamento del pigmento. Per non parlare di reazioni allergiche. Sono del parere che si dovrebbe lasciare al un medico/dermatologo la rimozione del pigmento.
Di seguito vi mostro il caso di un ragazzo sottoposto ad un trattamento di micropigmentazione della cute (quindi non tricopigmentazione) che provò a rimuovere il pigmento attraverso l’applicazione di esfolianti chimici. Lui riferiva di come i suoi “puntini” si fossero allargati notevolmente in seguito ad applicazione di acidi.
Quest’altro ragazzo invece riferisce di utilizzare sistematicamente lozioni per capelli
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